La vitamina D ha suscitato un grande interesse per la comunità scientifica negli ultimi decenni a causa delle sue molteplici funzioni fisiologiche, tra cui un ruolo significativo nella regolazione del sistema immunitario, oltre che nel metabolismo osseo.
Le azioni della vitamina D sono da attribuire al suo metabolita attivo, 1,25-diidrossicolecalciferolo [1,25 (OH)2D3 o calcitriolo], prodotto grazie a diversi passaggi enzimatici, a partire dal colecalciferolo o vitamina D3, dipendenti dall’esposizione alla luce solare. La dieta può fornire un supporto, ma sono pochi gli alimenti ricchi di vitamina D3, soprattutto i pesci marini più grassi (soprattutto il salmone, le sardine, l’aringa e l’olio di fegato di merluzzo), il fegato, il tuorlo delle uova e i funghi (shiitake).

La quantità di calciferolo derivante dagli alimenti è molto bassa e la maggior parte di vitamina D viene sintetizzata a livello cutaneo per azione della luce ultravioletta. La vitamina D è liposolubile e viene assorbita a livello intestinale (duodenale e digiunale) e distribuita al tessuto adiposo, da cui viene successivamente rilasciata in piccole quantità. Un eccesso di massa grassa “intrappola” la vitamina D, motivo per il quale la carenza di vitamina D è più elevata nei soggetti obesi. L’ipovitaminosi D è, tuttavia, estremamente comune, colpisce fino al 50% della popolazione generale durante i mesi invernali nell’emisfero settentrionale e può richiedere un’integrazione specifica. Lo status vitaminico D è stato recentemente classificato come di seguito:
- sufficienza: > 30 ng/ml (>75 nmol/L)
- insufficienza: 21-29 ng/ml (51-74 nmol/L)
- carenza: < 20 ng/ml (<50 nmol/L)
Numerosi studi hanno evidenziato una potenziale associazione tra carenza di vitamina D e cancro, alcune infezioni croniche, mortalità cardiovascolare e aumento del rischio di alcune malattie autoimmuni, come diabete mellito di tipo I, sclerosi multipla, lupus eritematoso sistemico (LES) e artrite reumatoide (AR).
Il metabolita attivo della vitamina D (calcitriolo) esercita i suoi effetti biologici legandosi al recettore della vitamina D (VDR), espresso nelle cellule bersaglio. Il legame del calcitriolo al VDR fa sì che esplichi la funzione di fattore di trascrizione, modulando così l’espressione genica di proteine di trasporto coinvolte nell’assorbimento del calcio nell’intestino. Di qui il ruolo di mantenimento dell’equilibrio del calcio scheletrico. La carenza di vitamina D può determinare una minore densità minerale ossea e un aumento del rischio di riduzione della densità ossea (osteoporosi) o fratture ossee. Il VDR è presente in quasi tutte le cellule del sistema immunitario, tra cui i linfociti T attivati CD4 e CD8, i linfociti B, i neutrofili, le APCs (cellule presentanti l’antigene), i macrofagi, evidenza a supporto del ruolo nella regolazione della risposta immunitaria.
Alla luce del ruolo dell’ormone nel nostro organismo, è fondamentale che i livelli sierici di vitamina D siano adeguati. L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, tuttavia, ci impone di restare a casa, condizione che riduce l’esposizione solare, esacerbando il rischio di carenza di vitamina D. E’ inoltre fondamentale sapere che uno studio datato gennaio 2020 ha dimostrato il ruolo sinergico della vitamina D e del farmaco tocilizumab in pazienti affetti da AR. Il Tocilizumab è un farmaco biologico che blocca l’interleuchina 6 (anti-IL-6), utilizzato per il trattamento dell’AR, ma che è stato somministrato anche a pazienti affetti da COVID-19. Lo studio ha dimostrato che i pazienti affetti da AR trattati con tocilizumab mostrano una risposta migliore quando hanno una sufficiente quantità sierica di vitamina D. Per quanto i tempi di esposizione ideale al sole possono dipendere dalla stagione, dalla tipologia di pelle di ciascuno e da diversi altri fattori, l’esposizione al sole di almeno 10-15 minuti al giorno, potrebbe rappresentare una buona pratica da aggiungere ai comportamenti messi in atto per uno stile di vita sano.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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