Le notizie relative all’emergenza da COVID-19 chiamano spesso in causa la necessità della riduzione dell’iperinfiammazione e del distress respiratorio nei pazienti affetti. Infatti, le complicanze più gravi del COVID-19 sono dovute ad una tempesta di citochine, ossia molecole che si esplicano il ruolo di segnali di comunicazione tra le cellule del sistema immunitario, ad azione pro-infiammatoria.
Approfittiamone allora per chiarire che cos’è l’infiammazione e soprattutto per porre l’attenzione sull’infiammazione cronica di basso grado.
Che cos’è l’infiammazione?
L’infiammazione è la prima risposta del sistema immunitario agli attacchi esterni, dunque un meccanismo di difesa che mira ad eliminare la causa.
INFIAMMAZIONE ACUTA
L’infiammazione acuta è la reazione più rapida dell’organismo ad un insulto, come un’infezione, batterica o virale (incluso il SARS-CoV-2).
INFIAMMAZIONE CRONICA (DI BASSO GRADO)
L’infiammazione cronica sistemica di basso grado è una condizione patologica diffusa ed in continuo aumento, legata a fattori ambientali, tra i quali lo stile di vita è un importante contributore. Si tratta, infatti, di un processo infiammatorio strettamente correlato con:
- alimentazione non bilanciata
- scarsa / assente attività fisica
- stress e alterazione dei ritmi biologici.
Alcuni dei fattori di innesco di questa condizione sono: surplus calorico, acidosi metabolica latente, iperinsulinemia, disbiosi intestinale, carenza di fibre, squilibrio omega-3 / omega-6). Questi possono compromettere lo status di benessere e portare, nel tempo, alla comparsa di patologie croniche, tra cui obesità, diabete tipo 2, neoplasie maligne e malattie neurodegenerative.

Al contrario, un’adeguata alimentazione, che preveda un basso carico glicemico, un adeguato introito di fibre, oltre che di acidi grassi omega-3, contribuisce ad abbassare significativamente i markers infiammatori e ad assicurare all’organismo composti bioattivi aventi proprietà antinfiammatorie.
Evidenze scientifiche suggeriscono che, in particolare, frutta, vegetali e legumi contengono elevate quantità di molecole antinfiammatorie, essendo un serbatoio incredibile di molecole funzionali, oltre che di vitamine e sali minerali. È dunque raccomandato il loro consumo giornaliero, secondo le linee guida, ossia 5 porzioni al giorno di frutta e verdura, rispettando la stagionalità, la territorialità e variandone i colori.

Fonti principali di omega-3 sono rappresentata dal pesce, soprattutto salmone, sardine, tonno, merluzzo, pesce spada, aringhe, sgombro e pesce azzurro in generale. Fuori dall’ambiente marino sono da annoverare frutta secca e oleosa (come noci, mandorle e nocciole), semi (come semi di chia, di zucca, di lino, di sesamo) e alghe, ma anche legumi, cereali e alcuni tipi di verdure a foglia larga sono fonte, seppur secondaria, degli acidi grassi buoni in questione.