Settembre 19, 2020/0 Commenti/in Mangiare sano/da Maria Carmela Padula
Malnutrizione per difetto e malnutrizione per effetto: le due facce di una stessa medaglia che si chiama “mondo”. Mentre una parte del mondo muore ogni a causa della prima, l’altra parte del mondo si caratterizza per un eccessivo consumo di cibo e per una vera e propria epidemia di obesità, tanto da parlare di “globesity”. Le due parti del mondo sono oggi accomunate dalla pandemia da COVID-19 in corso che, in entrambi i casi, non fa altro che esacerbare la condizione di partenza.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’obesità come una condizione caratterizzata da eccessivo peso corporeo per accumulo di tessuto adiposo, in misura tale da influire negativamente sullo stato di salute.
Tale condizione riguarda sia l’età evolutiva sia l’età adulta. È stato dimostrato che affonda le sue radici durante l’infanzia: sempre più studi dimostrano, infatti, che le abitudini alimentari dei primi anni di vita possono influenzare il comportamento alimentare dell’adulto. Se questo è vero, è altrettanto veritiero che un’inversione di tendenza del trend è possibile, ossia che l’obesità ed i suoi effetti negativi sull’accrescimento e sullo stato di salute si possono prevenire agendo sulle cause.
Quali sono le principali cause dell’obesità?
L’eziologia è certamente multifattoriale e chiama in causa la genetica quanto l’ambiente. In merito al fattore genetico è stato dimostrato che i figli di uno o entrambi i genitori obesi hanno una maggiore probabilità di essere obesi.
Tra i fattori ambientali è possibile annoverare tanto il fattore alimentare, quanto la sedentarietà quali contributori allo sviluppo dell’obesità.
L’alimentazione deve essere sana, varia e bilanciata, ossia “cucita su misura” per il bambino in funzione principalmente della sua crescita staturo-ponderale, della sua composizione corporea e dei suoi livelli di attività fisica.
Non si deve dimenticare inoltre che l’alimentazione non è semplice soddisfazione del bisogno biologico, ma ha anche valenza emozionale/affettiva: il cibo è, fin dalla nascita, uno dei principali mediatori nella relazione col mondo.
Le principali strategie nutrizionali volte alla prevenzione del rischio sovrappeso e obesità sono di seguito riportate:

- Consumare cinque pasti giornalieri, partendo da una buona colazione
- Rispettare una corretta idratazione, evitando le bevande zuccherate
- Eliminare i cosiddetti junk food (cibi spazzatura) privi di nutrienti e ricchi di grassi (saturi e idrogenati), zuccheri e conservanti
- Aumentare il consumo di frutta e verdura

Indagini sul consumo alimentare dimostrano l’abuso di “cibi spazzatura” e bevande zuccherate, nonché la scarsa frequenza di assunzione dei vegetali o che gli stessi sono addirittura rifiutati dai bambini per ragioni di gusto e spesso “sostituiti” dai genitori sulla tavola con cibi appartenenti ad altri gruppi alimentari. Risultano calzanti, a tal proposito, le parole del prof. Umberto Veronesi: “Se i genitori mangiano tanta frutta e verdura e sulla tavola la frutta non manca mai, se in casa i dolci non esistono, allora le tendenze alimentari dei bambini si orienteranno di conseguenza”.
Oltre ai fattori alimentari, un ruolo fondamentale per lo sviluppo di sovrappeso ed obesità infantili è riconosciuto alla scarsa attività motoria e alla sedentarietà. Lo stile di vita odierno, impregnato di tecnologia ed automazione, ha lo svantaggio di ridurre al minimo sforzo le attività quotidiane e questo aspetto assume maggiore significato all’indomani di un lungo periodo di lock-down. I bambini moderni sempre più “vittime” della “videodipendenza”, oltre che sempre meno abituati a camminare e a giocare all’aperto.

La diffusione del fenomeno obesità è una problematica sociale da contrastare ad ogni livello possibile, a partire da casa e passando per la scuola, fino alle istituzioni partendo dall’educazione alimentare destinata a famiglie e bambini, utile per fornire strumenti di “alimentazione consapevole”. Un bambino normopeso non è solo un bambino in salute, ma sarà anche un adulto con minore probabilità di sviluppare patologie, senza dimenticare il ridotto impatto ambientale derivante da scelte alimentari più sane ed equilibrate.